Un anno felice è il nuovo romanzo edito da Rizzoli di Chiara Francini, autrice, attrice e conduttrice italiana dotata di incredibile talento, in tutti e tre i campi.
I tre romanzi attualmente pubblicati dall’autrice sono:
- “Non parlare con la bocca piena” (2017,Rizzoli, prezzo Amazon €15,25, 279 pagine)
- “Mia madre non lo deve sapere” (2018, Rizzoli, prezzo Amazon €15,30, 303 pagine)
- “Un anno felice ” (2019, Rizzoli, prezzo Amazon€15,30, 345 pagine)
Trama
Melania, lunghi capelli mossi color castagna e due sopracciglia pennellate alla Rossella O’Hara, abita in centro a Firenze con la sua amica Franca. Sono solo due ragazze fuori corso a cui finora il tanto studio ha portato arguzia e cultura, ma non un principe azzurro. Per Melania, però, tutto cambia in un giorno di maggio, in cui si ritrova a pagare un caffè ad Axel, un giovane straniero atterrato lì da chissà quale altro mondo. Ha un volto da etrusco, ma è svedese. Corre, ma non è in fuga. Stenta a rispondere, ma non perché gli manchino le parole. La bellezza sfacciata di Firenze e il cuore colorato di Melania danno esca al fuoco dell’amore, un calore che a lei scoppia dentro e che lui desidera da sempre. Ma come distinguere il volto del vero amore, quell’amore che è una tela da tessere insieme? E come non lasciarsi confondere da fantasmi evanescenti e dalla proiezione dei propri sogni?
Recensione ★★★★✰ (4,5/5)
Melania viveva in una felice, perpetua coltellata.
Bastano quattro righe o una manciata di parole. E la riconosci subito, che è lei. Non serve mica quel nome sulla copertina, appena leggi uno dei suoi romanzi il suo stile ti rimane appiccicato in testa, come quei giochi dove ti attaccano il nome di un personaggio famoso in fronte e tu devi indovinare chi sia.
Sembra di leggere una lingua d’altri tempi, popolare ma illuminata, ancora non inventata. Riesce a descrivere ciò che c’è da angoli originali ma universali; compone immagini, suoni e odori con le parole, la Francini.
Croce e delizia, lo devo ammettere. Perché più volte mi sono lasciata prendere dalla bellezza del linguaggio perdendo il senso, costretta a rileggere (e rigodere).
Bevuto, in poco più di due giorni, perché non puoi mica stare lì a fare altre cose senza sapere come sta Melania/Beatrice, se reagisce, se piange, se si arrabbia, se mangia, se sbiadisce, se rinasce. Non ce la fai, devi sapere.
Melania è la protagonista, un concentrato di energia e sentimento, un gingillino colorato e un po’ rotto, inconsapevole. E l’amore per Axel la trascina via, dalla sua città, dai suoi affetti, dalla sua luce. Ma non per questo ho mai pensato, neanche per un secondo (anzi sì, per un secondo sì) che abbia fatto male a mollare tutto per amore, perché il suo sentimento non vacilla mai, intoccabile e radicato. Nato dal nulla ma incredibilmente saldo. Si nutre di frustrazioni, gira il viso per non vedere, immagina colori che non ci sono. Interpreta, falsa, giustifica, rilegge e travisa. Per sopravvivere.
Ogni tanto Annie le domanda di Axel e lei sorride come quando si racconta di una persona malata della quale ci si contenta per i piccoli miglioramenti. La malata forse è lei, pensa in un cantuccio muto di sé. Dice ad Annie di vederlo più contento, sempre burbero ma che anche il letto col buco ormai le sembra comodo, perché è il suo. Alla fine lui non lo ha accomodato, l’ha lasciato così, rotto. Sul resto sorvola. Annie non chiede più perché lei e Abbe le vogliono bene.
E non si sforza un’asola per ricucirla. Si cambia bottone.
Lo stile ricco e peculiare, mai artefatto o pesante, sembra un personaggio a sé stante. Contamina tutti, tanto che sembra creare un mondo sospeso dove tutti si esprimono col suo linguaggio fresco e ricercato, franciniano. Si modifica e sviluppa, questa ricchezza espressiva, inciampa e si rialza, insieme a Melania. Coloratissima e ricca finché ha l’onore di descrivere la “pretenziosa” Firenze, si asciuga con la neve e il gelo svedese. Si azzitta, come Melania. Si semplifica, per rendere più crudo il tempo, scandito da questo nulla felice. E noi lettori siamo chiamati a fare la parte dei maturi, dei saggi, ma ogni volta ci lasciamo abbindolare da questa felicità solo detta ma tanto viva, viscerale.
Fa commuovere la determinazione di Melania, resta aggrappata a quelle poche parole belle e preziose che raramente riceve per abbellirle con stoffe pregiate e colorate, in modo che la consolino subito, appena ci ripensa. Ma l’amore a volte è solo illusione, e l’illusione mente e striscia, soffoca. Tradisce.
Quanto talento, quanta cultura, quanta vita trasuda da queste pagine.
Fatevi un regalo: leggetelo.
Difficilissimo pungente affascinante coinvolgente.il suo stile, le sue storie. Ho letto tutti i suoi tre libri di fila, uno di seguito all altro.e si, il suo stile lo riconosci dopo le prime tre righe. Sa tutto di vero, di reale: amaro e solare un binomio che ti coinvolge e che ti trascina.