The wedding game è una commedia romantica firmata Meghan Quinn, autrice bestseller dei USA TODAY, pubblicato in Italia dalla Always Publishing.
Trama
Lei è un genio del fai-da-te.
Lui, un cinico avvocato divorzista.
La sfida? Organizzare il matrimonio perfetto in diretta TV!
Luna Rossi è una vera artista del fai-da-te: le bastano una manciata di nastri e perline e riesce a creare composizioni che nel suo negozio online vanno a ruba in pochissime ore.
Per cui è naturale che convinca suo fratello e il suo futuro marito a competere in The Wedding Game, uno show televisivo in cui i partecipanti devono organizzare il matrimonio perfetto con un budget ridotto, creando tutte le decorazioni con le proprie mani per vincere un appartamento da sogno a Manhattan.
Da disincantato avvocato divorzista, Alec Baxter si fa beffe di matrimoni e romanticismo. Ma quando suo fratello, fidanzato di recente e in procinto di diventare padre, lo implora di partecipare a The Wedding Game in nome dell’unità della famiglia, Alec accetta a malincuore e, armato di colla a caldo, si prepara ad affrontare la sfida.
Entrambi concorrenti agguerriti, Luna e Alec si scontrano sulla TV nazionale a colpi di glitter, nastrini, parole dure e sabotaggi. Ma tra un litigio e l’altro sugli abbinamenti di colori e il tema del tableau, ben presto si ritrovano a combattere contro qualcos’altro: la loro crescente attrazione.
Luna è combattuta tra la lealtà familiare e i suoi sentimenti, mentre Alec si chiede se non si sia sbagliato per tutta la vita sull’amore e sul matrimonio…
Quando il gioco televisivo volgerà al termine, chi si aggiudicherà il vero premio finale?
Che The Wedding Game abbia inizio!
Recensione
Partiamo col dire che The wedding game rappresenta per me un perfetto Comfort Book: è divertente, leggero, lineare, parla di buoni sentimenti, è pieno di frecciatine, odio che diventa amore, passioni sfrenate.
A mio parere, la forza di questo romanzo sta nella costruzione MAGISTRALE dei dialoghi, pieni zeppi di ironia efficace e ben congegnata, mai forzata e sempre funzionale alla storia. Magari riuscissi a scrivere dialoghi simili! Ed è per questo che il romanzo si legge tutto d’un fiato, perché si è curiosi di vedere come risponderà quel personaggio, come argomenterà l’altro e come entrambi troveranno una soluzione ai tanti casini esistenziali in cui sguazzano, impantanati, da sempre.
L’altra punto di forza è la cornice: originale, ben congegnata, presente ma non invadente, rappresenta bene il cuore del motore della storia. Non so se esista davvero un reality/talent show del genere, ma io lo guarderei!
Il matrimonio non è fatto per gli stronzi realisti e senza cuore come me. È per gente ingenua, accecata dall’amore. Per quei poveri idioti che credono che un’altra anima possa renderli felici. La verità è che l’unica persona che può renderti felice sei tu.
L’inizio del romanzo ha un ritmo molto incalzante, lo sviluppo è quasi esclusivamente orizzontale, ovvero: succedono tante cose, una dietro l’altra, ma senza un approfondimento specifico dei personaggi e di cosa realmente li muove. Poi, dopo circa un terzo del romanzo, iniziamo invece a conoscere meglio i protagonisti e ad affezionarci.
Tra le sue braccia mi sento così protetta, apprezzata… così stranamente fragile. Nella mia vita ho sperimentato un certo numero di abbracci, ma c’è qualcosa nel modo in cui mi avvolge Alec, nella sensazione del suo corpo contro il mio, che fa vorticare la mia mente in territori inesplorati.
L’unico neo che ho trovato è la scelta di dipingere i protagonisti come tendenzialmente perfetti, mi sono mancati quegli inciampi e quei difetti che rendono credibili i personaggi di un romanzo. Persino l’odio che sboccia tra i due appare un po’ forzato, visto la sostanziale natura “perfetta” dei diretti interessati. Lui avvocato divorzista che si occupa solo di casi di donne abbandonate dai mariti, con una infanzia complessa dove di fatto ha dovuto fare da padre anche a suo fratello. Lei con un grande talento nell’arte del fai-da-te, incompresa dai genitori, sempre in prima linea per lottare per la libertà di espressione del fratello gay (rinuncia addirittura ad andare in California con il Quarterbeck più figo del mondo solo per non lasciare solo il fratello deluso dalle sue disavventure sentimentali).
Insomma: tutti un po’ troppo buoni e un po’ troppo fighi, per i miei gusti, ma mi rendo conto che questa sia una sensazione assolutamente soggettiva.
Alla fine dei conti The wedding game è una lettura che ho apprezzato molto e che mi ha regalato leggerezza in un periodo un po’ stressante. L’ho letto con piacere!
Questo romanzo ci è stato in digitale dalla casa editrice Always Publishing che ringraziamo!
Sembra una gran bella lettura, forse è proprio il fatto che sembrino così perfetti da farsi odiare, cioè la perfezione da fastidio a prescindere, ma la penso come te preferisco avere un pò di pizzico di odio-amore, non lo ho ancora letto, ma lo inserisco tra quelli da leggere prossimamente