Via Veneto – la recensione

Via Veneto” è il romanzo di esordio di Simone Fiorito, pubblicato in self nel gennaio 2019 (prezzo Amazon € 14,88, 196 pag.).

Trama

Cecilia è napoletana, e ha un bellissimo sogno nel cassetto: diventare un’attrice cinematografica. Per realizzarlo ha dovuto lasciare il fidanzato (Marcello) e trasferirsi a Roma, accettando di lavorare temporaneamente come cameriera per un bar in via Veneto. La sua amica Jessica, una bellissima e spregiudicata albanese con velleità da modella, è l’unica persona che le sta accanto, che la sprona e crede in lei… almeno finché una sera, Cecilia, viene catapultata nella Roma degli anni ’60, nella dolce vita romana che sembra proprio essere la sua passione da sempre. E proprio lì incontrerà colui che le farà da Maestro di mestiere e di vita, aiutandola ad accedere al provino più importante della sua carriera: Marcello Mastroianni. Riuscirà a ottenere ciò che vuole?

 

Recensione

Quando Simone Fiorito mi ha contatta l’ho subito adorato: “ho come l’impressione di aver scritto un Chick Lit, ti va di leggerlo?”. Ovviamente non ho potuto resistere, di Chick Lit scritti da uomini ce ne sono davvero pochi! Appena è arrivato sono stata subito colpita dalla copertina: incasinata, colorata, viva. Ed è proprio così “Via Veneto“: incasinato, colorato e vivo.

Da attrice (non certo cinematografica, ma la natura è sempre quella) mi sono subito immedesimata nella folle e divertente Cecilia. Il romanzo parte come se fosse una sorta di flusso di coscienza della protagonista, la confusione espressiva appare quindi quasi funzionale allo stile che l’autore ha voluto dare alla sua scrittura. Conosciamo Cecilia quando ormai il grosso è fatto: per rincorrere il suo sogno si è già trasferita a Roma, ha già lasciato il suo fidanzato e lavora in un bar molto originale, dove i turisti si mischiano ad attori, registi e produttori cinematografici, proprio le figure a cui la protagonista cerca di arrivare. La vita scorre grigia e sempre uguale a se stessa, con le rare note di colore fornite da Jessica, l’unica amica di Cecilia, che la costringe a vivere anche al di là del solito tran tran casa-lavoro, proponendole occasioni per divertirsi e distrarsi. Ma il sogno di Cecilia, nonostante tutto, sembra sempre più lontano e irraggiungibile. Le sembra di aver preso le speranze fin quando, in una interessante sospensione della realtà, Cecilia incontra Marcello. Ma non Marcello il suo ex, bensì nientepopodimeno che Marcello Mastroianni!! Qualcosa non quadra: lei conosce la storia degli anni d’oro della dolce vita a memoria e sa perfettamente che Mastroianni è morto nel ’96, ma la cosa non la sorprende più di tanto, neanche quando si accorge che in realtà Mastroianni è una sorta di fantasma, etereo e impalpabile.

“Perché sei fatto così, di niente?”
“Perché ultimamente pure tu sei fatta di niente, cara signorinella mia, e prima di cominciare qualsiasi cosa assieme, c’è bisogno che ti dica due parole”
Fa un passo verso di me.
“So che ti piace farti mangiare dai sensi di colpa ma la vogliamo smettere o no?”

A cosa si riferiscono questi sensi di colpa? Al fatto che, in cuor suo, Cecilia sa di aver fatto male a lasciare (l’altro) Marcello, perché non riesce a toglierselo dalla mente. Continua a chiedersi se andarsene non sia stato un gesto affrettato ed egoista, condannata a vivere in bilico tra la voglia di riaverlo e quella di fargliela pagare per come l’ha trattata, dimostrandogli che non è una fallita.

Ma le lezioni di vita non bastano, in realtà Cecilia capisce che forse Mastroianni può anche indicarle la via per riuscire nel suo sogno.

“Perché lo sai cos’è il talento, Cecì?”
” ‘Na magia? Come a te?”
“No carissima, il talento è come lo definì Flaubert.
È sedersi ogni giorno, alla stessa ora, allo stesso tavolino.
E se sta frase la senti nel momento giusto e ci continui a credere, può cambiarti la vita.”
“E come faccio a far sì che il set diventi il mio tavolino?”
“Partendo dal basso”.

Ed è così che parte un catena di eventi e situazioni che vedono Cecilia come protagonista. Una catena che forse, per un solo romanzo, è composta da troppi anelli. E il mettere troppa carne al fuoco, spesso, significa perdere l’occasione di approfondire, di sviscerare, di dare giustizia alle tematiche che, in questo libro, sono assolutamente interessanti, pertinenti e originali. Quello che più mi è piaciuto è l’approfondita conoscenza del periodo storico/artistico che l’autore tratta: in uno scenario che richiama, a tratti, le dinamiche di “Midnight in Paris” di Woody Allen, il lettore può “incontrare” personaggi del calibro di Moravia, Anna Magnani, Gina Lollobrigida e Frank Sinatra. E proprio da questo ultimo incontro nasce il mio passaggio preferito del romanzo:

Vorrei dare un sorso al Whisky ma apro la bottiglia e la passo subito a Frank.
Una lacrima gli scende dalla guancia.
“Signorina. Non sarà per caso che vuole diventare un’attrice per vendicarsi del suo ex, vero?”
“Ci hai proprio preso signor Sinatra, è per questo che il mio sogno si è trasformato in ossessione.”
“Ma non demorda, io lo dico sempre: la miglior vendetta”, altro rutto, “è un grandioso successo.”

Il mio parere su questo romanzo è quindi tutto sommato positivo, trovo la scrittura di Simone Fiorito molto interessante, brillante, scorrevole e originale. E trovo anche che la spregiudicatezza con cui affronta le tematiche del romanzo sia interessante e rara. Il mio consiglio per il suo prossimo romanzo è quello di concentrarsi in meno cose, approfondendo le tematiche a lui più care, vincendo l’horror vacui e rallentando il ritmo. Il potenziale c’è ed è evidente!

 


Questo romanzo ci è stato inviato dall’autore, che ringraziamo!

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